venerdì 15 luglio 2011

Hornets, this is your song

Qualche volta, il calcio rivela tutta la sua magia. Perché, qualche volta, i pesci piccoli riescono a mangiare i pesci grandi. E questo è il racconto di una di quelle occasioni. È il racconto di una stagione irripetibile. La storia del primo, storico, indimenticabile campionato di First Division del Watford. È il 1982-83, l’anno in cui volano i Calabroni.

Nel 1977 il primo tifoso del Watford diventa presidente della squadra dei suoi sogni. Non è un presidente qualunque, perché non è un tifoso qualunque: è Elton John. La sua prima mossa è scegliere come allenatore Graham Taylor, che a 27 anni era diventato il più giovane coach con patentino della FA, e gli offre un contratto quinquennale. Il Watford langueva in quarta divisione, era stato al massimo in seconda serie per tre anni. Taylor gli chiede: dove vuole che arriviamo nei prossimi cinque anni? Risposta: voglio vedere il Watford in Europa.

Negli anni Settanta, Taylor è l’allenatore più radicale di tutta Gran Bretagna: propone una versione evoluta del “kick and rush”, calcia e corri. Come hanno già dimostrato in passato Stan Cullis e una serie di manager a partire da Herbert Chapman, è impossibile per una squadra arrivare al successo se tutto quello che i giocatori fanno è lanciare la palla in avanti senza senso. “Quando un passaggio lungo diventa una palla lunga” si chiede Chapman.

Il nostro stile era basato sul pressing. Così, anche se il terzino destro era in possesso del pallone nella sua metà campo, noi andavamo a pressarlo. Giocavamo un calcio ad alto ritmo, perciò dovevamo essere in perfetta condizione fisica. Quando il punteggio è sullo 0-0 con tre o quattro minuti da giocare, i giocatori che fanno? Lanciano la palla in avanti e i giocatori cercano il pallone. Ma allora perché non farlo dai primi minuti, se i giocatori sono in perfetta forma?”.

Matura la sua concezione del pressing grazie ad alcuni articoli pubblicati sulla rivista della FA su Viktor Maslov, lo storico allenatore della Dinamo Kiev degli anni Sessanta, precursore della scientificità di Valerij Lobanovskij e del calcio totale olandese. Arriva alla Dinamo Kiev nel 1964, quando in Unione Sovietica, dopo il successo della nazionale agli Europei di quattro anni prima, dominava il 4-2-4. Maslov studia il Brasile del 1958 e riconosce l’importanza di far arretrare uno degli attaccanti per creare un centrocampo a tre, se necessario. E spinge l’idea ancora più in là, introducendo il 4-4-2 anni prima di quello che da molti è considerato il pioniere di questo modulo, Sir Alf Ramsey.

Con la Dinamo vince tre scudetti di fila, nel 1966, 67 e 68 e la coppa nazionale nel 1966: in sostanza, sposta da Mosca a Kiev la capitale del calcio sovietico. Il modulo, comunque, non è l’unica rivoluzione che porta la sua firma. “La marcatura a uomo umilia, insulta, opprime moralmente chi vi ricorre” ha sempre sostenuto. Maslov è l’uomo che inventa la zona. Pone un enfasi crescente sull’organizzazione totale in ogni zona del campo, in fase di possesso e di non possesso, nega libertà di movimento agli avversari con il brillante posizionamento degli uomini, costruisce la manovra prendendo l’iniziativa in zone inattese del campo.

È anche il primo allenatore a porre grande attenzione alla preparazione fisica e alla nutrizione dei giocatori, perché un tale stile di gioco richiede una forma fisica perfetta per essere efficace. Esattamente come il “kick and rush” evoluto professato da Graham Taylor.

Alla prima stagione, il suo Watford domina la Fourth Division, che vince con 71 punti, 11 in più della seconda, il Southend United. È il record assoluto per la divisione, a tre dal primato in Football League fatto registrare dal Lincoln City, allenato sempre da Taylor, nel 1975-76. Quell’anno segna una serie di altri primati per la storia del club: maggior numero di vittorie sia totali (30) che in casa (18) che in trasferta (12) e maggior numero di gol segnati fuori casa (42).

In questa prima stagione della gestione Watford, Taylor acquista Ian Bolton, il centrocampista su cui costruirà le sue fortune e che diventerà capitano degli Hornets. “Quando sono arrivato al Watford” ha spiegato in un’intervista, “Graham Taylor portava con sé un grande libro di tattiche. Il concetto base era che se la palla era nella metà campo avversaria, loro non potevano segnare ma noi sì. Taylor guardava quanti tiri e quanti cross riuscivamo a fare, perché se non attacchi non tiri e se non tiri non segni”. Bolton si è subito ambientato in questo “gruppo di giocatori che avevano qualcosa da dimostrare, un po’ come la sporca dozzina”. Taylor, che lo considerava superiore a Glenn Hoddle, l’ha impiegato in diverse posizioni ma lui preferiva giocare da numero 6, da difensore.

Taylor fa anche un’altra mossa coraggiosa, che avrà un impatto notevole nel futuro della squadra: promuove dalle giovanili Luther Blissett.

E' stato un compagno di squadra, Paul Kitson, a portarlo a una sessione d’allenamenti per giovani promesse organizzata dal club. Dopo due settimane, Blissett partecipa a un test amichevole, contro l’U-17 del Southend. Il Watford vince 3-1 e lui segna due gol: con gli Hornets è amore a prima vista.

Quello che Taylor ha portato” ha detto Blissett in un’intervista, “era un pensiero semplice: giocare in base alle nostre forze. E la forza della nostra squadra erano gli attaccanti e le ali. Perciò quello che la squadra cercava di fare era portare il pallone in zone da cui potevamo segnare. Ogni nostra partita era eccitante da guardare e da giocare perché giocavamo sempre per vincere. Contro di noi i difensori dovevano sempre essere concentrati al massimo e spesso non ci riuscivano. In più, non sempre capivano quello che avremmo cercato di fare e dunque non sapevano esattamente cosa fare per fermarci”. Blissett diventerà il giocatore con più presenze e più gol segnati nella storia del club. Ma Blissett, che segna 95 gol in 245 partite al Watford, ne sbaglia almeno altrettanti e si guadagna il soprannome di “Miss it” (Sbaglialo) che lo accompagnerà, per di più senza la stessa vena realizzativa, nella parentesi al Milan.

Nella stagione successiva il Watford si ripete. Grazie alla perfetta organizzazione di gioco e ai gol di Ross Jenkins, capocannoniere con 29 reti, gli Hornets ottengono la seconda promozione consecutiva. Chiudono la stagione al secondo posto con 60 punti, a una lunghezza dalla capolista, lo Shrewsbury Town, e una di vantaggio dalla quarta, il Gillingham.

Il tris immediato non riesce. La prima stagione di Second Division si conclude con una salvezza tranquilla, con sette punti di vantaggio sul Fulham, la prima retrocessa. Il dichiarato obiettivo di arrivare in First Division non riesce nemmeno l’anno successivo. Il Watford gioca bene ma non va oltre il nono posto, a 43 punti, sette in meno dello Swansea, che chiude terzo e aggancia l’ultimo posto utile per la promozione. È l’anno del West Ham, che ha vinto l’FA Cup del 1980 contro il Liverpool e torna in massima serie spinto dai 22 gol di David Cross.

Ma alla terza stagione consecutiva in Second Division i Calabroni volano nell’élite del calcio inglese. Vincono 23 partite su 42, chiudono secondi con 80 punti grazie ai 25 gol di Blissett, al genio di John Barnes e alla velocità di Nigel Callaghan.

Il 4-4-2 è il modulo principe, anche se in alcune occasioni poteva ricordare più il 4-2-4 del Brasile 1958 e nella prima stagione in First Division in qualche match Taylor ha giocato col 3-4-3. Una squadra così offensiva crea problemi ai centrocampisti offensivi avversari: seguire terzini e ali arretrando o lasciarli liberi?

Al debutto in First Division il Watford vince 2-0 contro l’Everton. Alla seconda, arriva anche la prima vittoria in trasferta, 4-1 sul campo del Southampton. Contro i Saints era arrivata la famosa rimonta in Coppa di Lega nel 1980 con gli Hornets capaci di passare il turno vincendo 7-1 in casa dopo aver perso 4-0 all’andata. Con Elton John in tribuna, il Watford domina la scena. Nigel Callaghan segna una doppietta e serve l’assist a Gerry Armstrong prima della rete definitiva segnata di testa da Jenkins. Per Peter Shilton, al debutto casalingo con la maglia dei Saints, è un giorno da dimenticare.

Alla quinta giornata, il 12 settembre, arriva il quarto successo nelle prime cinque giornate: 3-0 al West Bromwich, con doppietta di Blissett e gol di Les Taylor. Il 3-3 tra Luton e Liverpool porta il Watford in testa alla classifica grazie alla miglior differenza reti rispetto a Manchester City e Manchester United.

Il 25 settembre 1982 è una data che i tifosi degli Hornets non dimenticano facilmente. Il Watford batte il Sunderland 8-0: è la vittoria più larga nella storia del club, che arriva nella settima partita della sua storia in First Division. Eppure il Sunderland all’epoca non è una squadra così debole, può vantare giocatori come Barry Venison, Ally McCoist e Jimmy Nichol e sfiora il gol in avvio. Ma il Watford è inarrestabile. Segna quattro gol per tempo in quello che rimarrà come il giorno più bello per Luther Blissett. Due settimane prima un gol annullato per fuorigioco gli aveva impedito di festeggiare la prima tripletta in First Division. Ne segna 4 al Sunderland, annichilito anche dalle doppiette di Jenkins e Callaghan.

L’isteria mediatica intorno al Watford e al loro modo di giocare snobbato dalla stampa inizia davvero a novembre, dopo l’1-0 al White Hart Lane. La prima trasferta in campionato sul campo del Tottenham coincide con il ritorno di Glenn Hoddle nel centrocampo degli Spurs dopo un infortunio. I padroni di casa cercano riscatto dopo essere usciti al secondo turno in Coppa delle Coppe dopo l’1-4 contro il Bayern nella nebbiosa notte di Monaco.

Gli Hornets, sesti in classifica alla vigilia del match, sono spinti dalla passione di 9 mila tifosi. Gli Spurs soffrono a centrocampo, Hoddle è sovrastato dall’energia di Kenny Jackett e del match-winner Les Taylor. Bolton, schierato in difesa, è sontuoso e non concede quasi nessuna punizione in posizione pericolosa pur dovendo fronteggiare due attaccanti di livello come Crooks e Archibald. Sulle fasce gli Hornets dominano e conquistano ben 19 calci d’angolo.

Gli Spurs, anziché sfruttare le loro maggiori qualità di palleggio non fanno altro che lanciare lungo per le punte che però si aspettano di ricevere il pallone tra i piedi. Ma qualche buona occasione arriva. Sherwood, il portiere ospite, salva su Crooks e Hoddle nel primo tempo e due volte su Archibald nel secondo. Si gioca a un ritmo altissimo.

E nell’ultimo quarto di gara la pressione ospite si fa ancora più forte. Clemence nega il gol a Blissett, Barnes e Callaghan. Poi, su una rimessa lunga di Blissett, Jenkins evita due avversari e tira, Clemence respinge ma Taylor è più veloce di tutti e fa esplodere lo spicchio di tifosi ospiti.

La vittoria finale è accompagnata, però, da un coro di critiche. Taylor e Jackett sono accusati di tackle irrispettosi su Hoddle. Burkinshaw, manager del Tottenham, dichiara: “Io non giocherò mai come loro”.

Passano venti giorni e il Watford si ripete dando un altro “colpo” ai puristi: si impone 4-2 ad Highbury sull’Arsenal di Don Howe. Come la stampa commenterà il giorno dopo, il Watford ha fatto di tutto per vincere, le stelle dei Gunners invece hanno aspettato che le cose succedessero. Nel primo tempo l’Arsenal si vede annullare un gol probabilmente buono (su un calcio di punizione Rostron va a sbattere contro Sherwood e permette a Sunderkand di segnare a porta vuota, ma l’arbitro non concede il gol vedendo una spinta di O’Leary su Rostron). Il Watford ci prova con Barnes, che di testa mette alto, ma al 39’ l’Arsenal passa in vantaggio. Rostron batte una rimessa laterale, Jacket si fa rubare palla da Talbot che taglia il campo con un passaggio di 30 metri verso Tony Woodcock bravo a far filtrare verso Robson che di prima, dal limite, batte Sherwood. Il vantaggio dura tre minuti. Rinvio di Sherwood, sponda di Jenkins, la difesa dell’Arsenal non è preparata ad essere messa così presto sotto pressione, Blissett raccoglie e vede l’inserimento di Barnes che conclude e pareggia anche grazie alla deviazione di White. Wood è battuto: 1-1.

Quando sono trascorsi quattro minuti dall’inizio della ripresa Jackett conclude dalla distanza, la palla sta per finire fuori ma sbatte sulla gamba di Blissett: 2-1 Watford. Sherwood sale in cattedra: splendido il salvataggio per alzare sulla traversa il tiro di Robson, poi si ripete su Sunderland e sullo stesso Robson. Ma in contropiede il Watford è implacabile. Rice apre per Callaghan che di prima vede il movimento di Jenkins in area; il portiere Wood esce e lo anticipa, ma sul pallone arriva Barnes che lo scavalca con un pallonetto e segna a porta vuota.

I Gunners non ci stanno e al 74’ accorciano. Cross di Davis, Talbot si inserisce alle spalle della difesa e gira tra le gambe di Sherwood. L’Arsenal insiste, si gioca senza un attimo di tregua. Ma l’ultimo gol è ancora del Watford. Blissett anticipa O’Shea e allarga per Barnes, il suo diagonale viene deviato da Robson che, per anticipare Jenkins, scavalca Wood. Autorete e partita finita. “Da quanto tempo” si chiederà Taylor a fine partita, “i tifosi non vedevano sei gol ad Highbury?”. Almeno dagli anni Cinqunta.

Dicembre, però, non è un gran mese per gli Hornets che chiudono l’anno solare 1982 al sesto posto. Gennaio si apre con il pareggio a Brighton e la vittoria sil Manchester City. A febbraio gli Hornets vincono a Swansea, che hanno impiegato un anno meno del Watford a passare dalla Division 3 alla Division 2. Nel 1979 John Toshack, dopo un pareggio a Vicarage Road, disse: “Dovremmo battere squadre così”. Per i tifosi dei Calabroni vincere in Galles ha il sapore dolce della vendetta.

Ma a febbraio arriva soprattutto il successo interno sull’Aston Villa, i campioni d’Europa in carica che avrebbero affrontato la Juventus in Coppa Campioni il successivo mercoledì. I Villans sono quinti in classifica, gli Hornets secondi dietro il Liverpool. Si gioca su un campo zuppo, la pioggia non ha risparmiato la città nelle 24 ore precedenti. Solo una settimana prima, l’Aston Villa aveva eliminato i Calabroni dall’FA Cup. Ma al Vicarage Road il match è dominato dal Watford. Blissett firma il vantaggio con una conclusione dal limite. Ma Walters pareggia con un pallonetto da fuori area approfittando di uno dei rari errori di Bolton.

Al 90’ il punteggio è fermo sull’1-1. Wilf Rostron tenta una conclusione disperata, ma la palla scheggia il palo ed esce. Rinvio del portiere, che colpisce male. La palla si impantana nel fango a circa 25 metri dalla porta. Rotola verso Rostron che senza pensarci tira. È un gol spettacolare. Il portiere avversario Nigel Spink non ha la minima chance di arrivarci. Davanti agli occhi di Elton John arriva una delle vittorie più memorabili di una stagione incredibile. In primavera il Watford continua a dare spettacolo in casa: 5-2 al Luton, 5-3 al Notts County, ma balbetta in trasferta.

Il 19 aprile il Liverpool si laurea matematicamente campione d’Inghilterra, ma gli Hornets possono ancora inseguire l’Europa. E l’Europa arriva. All’ultima giornata il Watford affronta in casa i neo-campioni allenati da Bob Paisley, il manager di maggior successo nella storia del campionato inglese, che in nove anni ad Anfield ha vinto sei scudetti, tre Coppe dei Campioni una Coppa Uefa e tre Coppe di Lega. Ma l’ultimo titolo è arrivato prestissimo, con sette giornate d’anticipo. Nelle successive sei partite prima della trasferta conclusiva a Vicarage Road, i Reds hanno ottenuto due pareggi e quattro sconfitte.

Dopo 49 minuti il Watford è avanti 2-0. Blissett, già pericoloso con un colpo di testa che Grobbelaar devia in angolo, firma l’assist per il vantaggio. Ed è straordinario che a firmarlo sia Martin Patching. I legamenti del ginocchio destro del 24enne difensore si sono rotti in maniera così grave che i dottori gli hanno detto che in un solo caso, un rugbysta dilettante, il recupero è stato talmente positivo da consentire un ritorno all’attività sportiva. Patching chiede la compensazione alla Lega e compra un pub a Potten End, un villaggio dell’Hertfordshire. Ma Taylor lo convince a non lasciare il calcio: così Patching può mettere anche il suo sigillo su una stagione da leggenda.

Il secondo gol è abbastanza fortunoso. Franklin, alla prima presenza stagionale, lancia verso Barnes che mette in mezzo per Blissett, solo contro tre avversari. In qualche modo, però, il caraibico riesce a far carambolare il pallone alle spalle di Grobbelaar.

Il gol di Johnston, di testa, non adombra la festa. Il Watford chiude al secondo posto, in quello che è ancora oggi il miglior piazzamento di sempre della squadra. Elton John e Graham Taylor hanno mantenuto la promessa. In cinque anni, i Calabroni sono volati in Europa.


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