mercoledì 8 agosto 2012

Sanchez è tornato Super Felix


Felix Sanchez è tornato Super Felix. Le sue lacrime, la foto della nonna baciata sulla pista dopo l’arrivo hanno commosso il mondo. Il dominicano è tornato sul gradino più alto di un podio olimpico otto anni dopo Atene. Allora, Sanchez era semplicemente imbattibile. Non perdeva una gara dei 400 ostacoli dal luglio 2001. Quella olimpica è la 43ma vittoria di fila, una serie comunque lontanissima dai 122 successi consecutivi di Edwin Moses. Erano così arrivati due titoli mondiali, a Edmonton e Parigi. Resta memorabile lo sprint sull’amico Fabrizio Mori che gli ha dato il primo titolo iridato. Sanchez chiude in 47”49 e vince per soli cinque centesimi. All’azzurro non basta migliorare di 18 centesimi il tempo che l’aveva portato all’oro a Siviglia due anni prima.

Eppure la sua prima esperienza con la pista è tutt’altro che felice.
Sanchez inizia a praticare baseball, ma a metà stagione cambia scuola e, su suggerimento di un amico, prova la lotta ma si rompe un polso mentre il coach tenta di insegnargli qualche nuova mossa. Non può fare il provino per la squadra di baseball e allora prova con l’atletica. Il primo approccio è con la staffetta, ma corre 100 metri in 13”01, più lento anche di una ragazza.

Ma i 400 ostacoli sono una gara diversa, non fatta solo di velocità, ma di concentrazione, di misurazione dei passi, 13 o 14 tra un ostacolo e l’altro, di distribuzione delle energie. Ed è qui che Felix diventa imbattibile.

Un’intera nazione lo adora. Ma Sanchez è nato a New York e ha iniziato a correre per la nazione dei suoi genitori nel 1999, dopo essere arrivato sesto ai trials Usa. Chi lo accusa di aver fatto una semplice scelta di convenienza, però, si sbaglia.

Da bambino passa la maggior parte del tempo con la mamma e con a nonna che gli trasmettono la cultura dominicana. Non ha modo di condividerla troppo, però, perché non c’è una grande comunità dominicana sulla West Coast e la famiglia torna nel Paese d’origine solo per le vacanze.

È già dal 1996, un anno dopo aver scelto l’atletica come il suo sport, che Sanchez prova a correre per la Repubblica Dominicana, che allora aveva un tasso di crescita tra i maggiori dell’America Latina, ma sta ora attraversando una grave crisi economica. Super Felix racconta quei primi anni in un’intervista del 2003. “Ho sempre voluto gareggiare per la Repubblica Dominicana. Ma allora praticamente non esisteva per l’atletica. Non c’erano numeri da contattare, nessuno da chiamare, nessuna federazione. Non c’era modo di prendere contatti con loro. Perciò continuavo a correre e a desiderare di rappresentare la Repubblica Dominicana prima o poi, in qualche modo”.

L’opportunità arriva nel 1999. “Un giornalista de La Opininion scrisse un articolo su di me perché in un meeting universitario avevo battuto un record che resisteva da 23 anni. Mi chiese se avrei partecipato alle Olimpiadi del 2000. Risposi: ‘Certo’. Gli dissi anche che avrei provato a correre per la Repubblica Dominicana. E lui disse: ‘Davvero? Vediamo che posso fare’. Prese contatto con Manny Mota, che cercava giocatori dominicani di baseball per i Dodgers. Quando ho fatto gli US Nationals, finendo sesto, non avevo ancora avuto risposte. Una settimana dopo il mio coach mi ha chiamato dicendomi che qualcuno della Repubblica Dominicana voleva incontrarmi. Mi chiesero se volevo andare, come dominicano, ai Giochi Panamericani. Ero felice. Corsi in 48.8 e 48.6. Se avessi fatto gli stessi tempi ai trials, sarei entrato nella squadra Usa. Niente accade per caso”.

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