martedì 20 novembre 2012

Gol e saluto militare: il "caso Mandzukic"


Un braccio teso e un saluto militare per celebrare un gol. Il croato Mario Mandzukic e lo svizzero di origini kosovare Xherdan Shaqiri hanno festeggiato così il gol del vantaggio del Bayern Monaco a Norimberga lo scorso sabato (il match è poi terminato 1-1).

Un'ora dopo la fine della partita, il quotidiano serbo "Blic" ha scritto che Mandzukic e Shaqiri avrebbero celebrato la rete salutando i generali croati Ante Gotovina e Mladen Markač  condannati nel 2011 a 24 e 16 anni per crimini di guerra e crimini contro l'umanità nei confronti della popolazione serba, e assolti dalla Camera di appello del tribunale dell'ONU per i crimini di guerra all’Aia lo scorso 16 novembre.


La sentenza e' stata accolta a Zagabria da un'esplosione di giubilo da parte di migliaia di persone che hanno seguito in diretta l'annuncio della sentenza su un maxischermo installato nel centro della capitale. Tanti veterani ed ex combattenti considerano Gotovina e Markač autentici 'eroi' della guerra di indipendenza della Croazia contro i serbi del 1991-1995. 'Ante, Ante', hanno scandito a lungo i manifestanti esultanti.

I generali erano accusati di Etničko čišćenje, di pulizia etnica nella regione della Krajina croata. Secondo il censimento del 1991, il 52,3% della popolazione, quasi 250.000 persone, era di nazionalità serba. Per le Nazioni Unite, con l’Operazione Tempesta 150-200.000 serbi sono stati costretti a lasciare la regione.

Gotovina e Markač , allora a capo della Polizia speciale croata, sono stati condannati per quanto accadde a Knin, Benkovac, Obrovac e Gračac, nell’agosto del 1995. Scrive Filip Stefanović su East Journal:

Le  città vennero prese d’assalto a colpi d’artiglieria dalle forze croate. L’accusa, nel processo Gotovina-Markač, ha voluto dimostrare che tali attacchi non rientrarono negli usi di guerra, ma che furono deliberatamente e indiscriminatamente utilizzati contro la popolazione civile, serba, per indurla ad abbandonare il posto. A questo fine, il procuratore si è basato su un’analisi d’impatto dei colpi sparati, localizzando gli obiettivi militari sensibili e stabilendo, attorno ad essi, un margine d’errore di 200 metri, sentite testimonianze di chi c’era sulle condizioni di vento e sulla temperatura, ritenuto “accettabile”.
In parole povere, ogni granata esplosa entro 200 metri da un obiettivo strategico militare rientrerebbe tra gli usi di guerra, oltre i quali sarebbe un colpo aleatorio atto semplicemente a creare panico, morte e distruzione fuori dalle necessità di conquista della roccaforte e del territorio. Oltre i 200 metri, etničko čišćenje. La corte d’appello, nello specifico tre giudici su cinque, ha invece ritenuto che il giudizio espresso nel primo processo fosse infondato, perché poco chiari i criteri secondo i quali è stato fissato proprio a 200 metri il confine tra semplice atto e crimine di guerra. Perché non 100, o 500? Pertanto, vista la mancanza di prove a dimostrare che vi fosse stato, prima, un piano premeditato dall’alto comando per ripulire la Krajina dalla popolazione serba, e, dopo, un controllo inefficace e carenza di disciplina nel guidare le truppe all’attacco, si è giunti all’assoluzione”.

Eric Gordy, nel suo blog East Ethnia scrive “Oggi è un buon giorno per essere criminali”.  Gordy dà conto delle posizioni contrarie dei due giudici della corte che hanno dissentito dalla sentenza di assoluzione in appello, Agius e Pocar.

“Sembra che la maggioranza abbia perso di vista la questione essenziale in questo caso, ovvero se, in base alla totalità delle prove, era ragionevole per la corte concludere che quegli attacchi fossero contro la legge. Ma piuttosto che guardare alla totalità delle prove, la maggioranza ha assunto una visione ristretta e compartimentalizzata” scrive Agius (par.3). Pocar è impressionato dal “volume di errori e ricostruzioni sbagliate” (par.2) e sottolinea come la corte non abbia condotto la promessa analisi delle prove. In particolare, scrive Pocar, la maggioranza dei giudici non ha considerato tutti gli elementi direttamente correlati all'operazione di joint criminal enterprise (http://en.wikipedia.org/wiki/Joint_criminal_enterprise)”. E lascia aperta una domanda: “se anche la maggioranza dei giudici voleva assolvere  Gotovina e Markač, uno potrebbe chiedersi cosa volessero ottenere cancellato l'esistenza stessa della JCE anziché concentrarsi sul ruolo di  Gotovina e Markač nell'operazione” (par.30).

La corte d'appello, conclude Gordy, non ha detto che due subordinati sono stati ingiustamente condannati in quanto capri espiatori per crimini ideati da altri, come l'allora presidente croato Franjo Tuđman. Ha detto che non esistono i crimini. Ha cancellato la distinzione tra obiettivi militari e civili alla base delle convenzioni dell'Aia e di Ginevra e avallato l'idea che ogni obiettivo può essere retrospettivamente considerato di tipo militare.

Mandzukic, scrive l'Adnkronos, ha poi fatto sapere attraverso l'ufficio stampa del Bayern che non vi era nulla di politico dietro il suo gesto e che stava solo celebrando il gol "salutando la Croazia e i tifosi". "Non c'e' assolutamente niente di vero in questa storia, come entrambi hanno spiegato", ha affermato il presidente del club Karl-Heinz Rummenigge. "Io non so cosa stesse cercando di dire, ma non bisognerebbe dare tutte queste interpretazioni", gli ha fatto eco Uli Hoeness.

Lunedì sul suo sito Mandzukic ha scritto che il suo saluto “era solo un'espressione di forte emozione che sentivo da cittadino croato. Volevo solo condividere la felicità dei miei connazionali”.

La Federazione tedesca (DFB) proibisce le manifestazioni di tipo politico in campo e ha inviato una lettera a Mandzukic e Shaqiri chiedendo loro di evitare in futuro forme di esultanza che possano condurre a “false interpretazioni”.

Ad accendere ulteriormente la tensione sono arrivate le parole del ct croato Igor Stimac. La sua proposta di invitare  Gotovina e Markač a dare il calcio d'inizio simbolico alla partita Croazia-Serbia del prossimo 22 marzo a Zagabria è stata accolta con rabbia. “Penso che la FIFA e l'UEFA non lo permetteranno” ha detto Sinisa Mihajlovic, ct della Serbia. “Se dovessero farlo, noi non scenderemo in campo. Solo così possono batterci”.

Stimac, che si è difeso dicendo che le sue parole sono state decontestualizzate, è stato pesantemente criticato anche dal presidente della federazione croata, Davor Suker. “Dobbiamo alleggerire le tensioni. Dobbiamo dimostrare che siamo un Paese civile. Dobbiamo mostrare rispetto verso la Serbia”.

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